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Le rose senza spine

Le rose senza spine

Tanto tempo fa, in un bellissimo castello, viveva una principessa il cui nome era Viola.
 Viola era una splendida ragazza. Il suo volto era sempre solare, nei suoi grandi occhi color verde-acqua ci si poteva quasi specchiare, la bocca era grande e contornata da labbra sottili dalle quali usciva il dolce suono della sua voce simile alla melodia di un magico violino che si espandeva leggera nel regno, mettendo tutti i sudditi di buon umore.
 Viola amava affacciarsi alle finestre dell'imponente torre del castello per respirare l'aria fresca del mattino.
 Il suo sguardo si perdeva ad ammirare il regno le cui terre si estendevano lungo la vallata.
 Da lì si vedevano i boschi di querce e di castagno, dove qua e là sbucavano delle piccole costruzioni di sasso usate dai contadini per essiccare le castagne.
 In inverno lo sguardo si perdeva nel magico mantello bianco che avvolgeva tutte le cose, facendola sentire come in una fiaba.
 Viola amava correre lungo i corridoi del palazzo che conducevano nel cortile interno dove si poteva dissetare bevendo l'acqua di un grande pozzo.
 Lì spesso s'intratteneva con i soldati che si preparavano per uscire in battaglia; essi le raccontavano le favolose avventure passate fuori da quelle mura.
 Dal cortile si poteva accedere a un lussureggiante giardino, dove al centro c'era un'aiuola di rose bellissime e profumate senza nessuna spina: erano i fiori preferiti dalla principessa, che curava personalmente.
 Le rose si vantavano della loro bellezza, facendo arrabbiare gli altri fiori. Vicino alla siepe c'era un imponente salice piangente che rimproverava le rose di quell'atteggiamento poco corretto, ma queste dicevano: "Sei troppo vecchio e antiquato! Tu non puoi capire. Smettila!"
 Spesso Viola invitava alcuni bambini del paese a giocare nel suo giardino e ad ammirare le sue favolose rose.
 Essi attraversavano le strette vie contornate dalle povere case in sasso dei contadini e dei mercanti ed entravano con passo leggero attraverso il grande portone fatto ad arco. Passavano velocemente davanti all'ingresso delle scale, la cui entrata era proibita perché portava alle segrete ai piedi della torre, dove i malfattori erano imprigionati.
 Si soffermavano ad annusare i profumi della selvaggina provenienti dalla cucina reale, poi correvano in silenzio lungo il cortile fino ad arrivare al giardino delle rose.
 Uno sfortunato giorno, però, un gruppo di ragazzi, invidiosi del privilegio dato solo ad alcuni, entrò di nascosto nel giardino e cominciò a prendersela con le povere rose, pestandole e strappandole.
 Gli altri fiori vedendo le rose in quelle condizioni, iniziarono a prenderle in giro dicendo: "È vero siete belle, ma non sapete difenderci. Ora pagherete per la vostra vanità!" In quel momento, all'improvviso, il cielo si oscurò, il sole scomparve e ogni cosa cadde nella più completa oscurità.
 I fiori impauriti si nascosero sotto le foglie, i ragazzi se la diedero a gambe levate, le rose scapparono nel bosco vicino al castello.
 Durante la loro fuga disperata inciamparono su alcuni sassi caddero su un mucchio di aghi di pino che si conficcarono nei loro steli. Dopo tre ore il sole ricominciò pian piano a risplendere su tutta la vallata e le rose videro lungo i loro steli delle piccole sporgenze.
 Ora anche loro avevano qualcosa per difendersi: le spine!
 Quando la principessa si svegliò, non vedendo i suoi fiori preferiti, iniziò a piangere disperatamente, il salice sentendola le raccontò ciò che era successo.
 Lei si precipitò fuori dal castello e vide le rose.
 Fece per prenderne una, ma fu fermata da una voce che le disse:
 "Non ci toccare, siamo pericolose! Ti potremmo fare del male!"
 Viola vide le spine e capì che ora i suoi fiori potevano vivere anche fuori dalle mura, protetti dalle spine.


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